Tutti noi siamo stati bambini, poco o tanto tempo fa.
Le fiabe e le favole, ci hanno accompagnato per molti anni, quelli in cui, spensierati e sagaci, cavalcavamo draghi indomiti, cucinavamo torte come Biancaneve e parlavamo con i topolini come Cenerentola.
Le fiabe nell’immaginario collettivo rappresentano la parte fanciulla che alberga in ciascuno di noi, che ci fa vincere le paure, uscire vittoriosi nelle sfide e sbaragliare gli avversari più difficili e crudeli!
Anche il poeta Giovanni Pascoli citava il “fanciullino” come energia vitale che spinge e sprona a nuove avventure, da godere tutte con l’entusiasmo di quando, piccini, ascoltavamo avidi di saperi, le peripezie di Pollicino o Hansel e Gretel.
Le fiabe poi, nascondono dentro di loro, simboli forti e sconosciuti, che vanno a toccare angoli bui dentro di noi, li stuzzicano, li coinvolgono in nuove attività, stimolando capacità e pensieri prima sconosciuti e poi scoperti, che ci portano inesorabilmente e tentare le vie indicate dal personaggio fiabesco, quasi sempre legato a un problem solving che risulta efficace tanto nella realtà quanto nella fantasia.
Si perché, le fiabe intervengono a smuovere quel mondo che ci serve per darci lo slancio, la molla che scatta quando abbiamo bisogno di trovare un’intuizione e a questo punto la strada da percorrere diventa facile, quasi dettata dall’anima che tutto sa e tutto conosce.
Favola dunque che attraverso una morale, diversa dalla fiaba che non la contiene, può fornire una indicazione in più: la metafora diventa vita, diventa palpabile, diventa consiglio, suggerimento all’agire nel modo consono e allora, solo allora, il bimbo che è dentro di noi, riconosce la via, incalza, risponde al destino, tutto da mobile si trasforma in fluido… e chi ci ferma più?