Consapevolezza e sviluppo personale, conosci te stesso attraverso l’oracolo di Delfi: “Nosce te ipsum” (Ἕπου θεῷ)

ESTRATTO

 

 

Dal tempio di Delfi alla psicologia moderna: la ricerca di sé attraverso un viaggio nella luce interiore.
Consapevolezza e sviluppo personale
Consapevolezza e sviluppo personale

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Nota come una delle massime fondamentali per ottenere consapevolezza di sé e quindi poter raggiungere i nostri obiettivi più audaci, già Socrate suggeriva le enormi potenzialità di applicazione di questo precetto.

L’importanza di conoscere se stessi in primis, era una frase incisa niente poco di meno, che sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, centro nevralgico in cui si recavano le persone di potere che quel potere non volevano perdere e, attraverso opere di divinazione, tentavano di conoscere il futuro delle loro imprese.

Inoltre, anche uomini importanti dell’antichità, noti come i Sette Sapienti, ne consigliavano l’approfondimento, in particolare riferito a quel collegamento con la psichè, che tra mente e anima, privilegia l’anima come luogo figurato di saggezza eterna. Il motto delfico vorrà allora dire, per Socrate, “conosci la tua anima“, “conosci la tua psyché“, giacché l’uomo, nella sua essenza più profonda, non è altro che la sua anima.

Ma Socrate, ci ricorda anche, di non eccedere oltre le possibilità umane, in quanto, prima di ogni indagine nei confronti di noi stessi o dell’ambiente che ci circonda, è necessario ricordare il motto: So di non sapere, per sottolineare i limiti oltre i quali per l’uomo, è pericoloso spingersi.

Un pilastro base per connetterci con il nostro Sé profondo, concerne conoscere le potenzialità intrinseche dentro di noi. Sempre il filosofo di Atene ci viene in aiuto: colui che sa, sa anche come operare nell’ambito delle scelte utili a percorrere una strada piuttosto che un’altra. È fondamentale dunque, secondo la teoria della maieutica socratica, attingere, tirare fuori dalla nostra anima, le caratteristiche che ci contraddistinguono e utilizzarle per raggiungere ciò che veramente ci appassiona.

Facciamo un semplice esempio: io ho un talento per la scrittura. Lo so, mi conosco, decido di metterlo in pratica e otterrò la Eudaimonia, la felicità eterna dovuta all’applicazione diretta di ciò che sono in grado di fare e trasmettere. Otterrò gratificazioni, soddisfazioni e finalmente sarò appagato senza difficoltà.

Basta guardarsi dentro e lascia emergere la parte di noi che davvero ci caratterizza. Trovare un modo per diffondere fuori di me, quello che all’interno mi rende felice.

Come è facile comprendere, non dobbiamo agganciare nulla che venga da fuori, ma solo educare (educere, tirare fuori, estrarre) ciò che alberga in una parte ormai sopita della nostra anima.

Ma prima di addentrarci nel vivo della trattazione, procediamo con ordine e comprendiamo passo, dopo passo, come rendere efficace per noi, questo precetto.

Conosciamo davvero il significato della parola “conoscenza di sé”?

Con il termine consapevolezza (awareness in inglese) si intende la capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali.

Si tratta di un processo cognitivo distinto da sensazione e percezione.

Uno dei modi originali e diversi con cui possiamo entrare in contatto con noi stessi, o meglio con la parte più profonda e intuitiva di noi, è attraverso il mondo delle fiabe, che non necessariamente si riconducono all’altrettanto interessante mondo dell’infanzia.

Tutti siamo abituati a raccontare storie: quando arrivi a casa da scuola o dal lavoro, racconti cos’hai fatto, come è andata la giornata o semplicemente l’ultimo film che hai visto. Ci hai mai pensato? Rappresenti delle storie, filtrate attraverso il TUO MODO DI INTERPRETARLE, le regali una nuova forma e magari ti diverti anche a modificarne a tuo piacimento alcuni contenuti… ecco! Tutto questo lavoro è un modo per nutrire il tuo inconscio di nuove idee, che lo arricchiscono in modo positivo!!!

Inoltre, ti invito a riflettere anche su questo aspetto…

Le favole o i miti sono delle metafore traslate. Cosa significa? Che si rendono utili per comprendere dei messaggi difficili o di complicata fruizione, in simboli, diretti e più efficaci, importanti per arrivare subito a colpire l’immaginazione del lettore o dell’ascoltatore…

Facciamo una prova?

MITO DI PROMETEO

Prometeo non cessa di rievocare i doni che ha elargito agli umani, dopo quello basilare del fuoco: 

Prometeo è un eroe, si sacrifica per il bene di altri, pur sapendo che sorte lo avrebbe punito… Ha consapevolezza del risultato delle sue azioni, ma preferisce pagare, piuttosto che tenere gli uomini nell’oscurità della loro infelice inconsapevolezza!

“Prima avevano occhi e non vedevano, orecchie e non sentivano, come le immagini dei sogni vivevano una vita inconsapevole. Facevano tutto senza coscienza finché insegnai loro a distinguere il sorgere e il tramontare degli astri, e il numero che è principio d’ogni sapere, e le lettere e la scrittura che è memoria di tutto” (Eschilo – Prometeo incatenato).

È così importante per lui conoscere se stessi e le proprie possibilità, che vale la pena perdere la libertà per donare un dono di tale portata: imparando a comprendere consapevolmente cosa poter ottenere dal mondo che ci circonda, diventiamo padroni del nostro destino (…)

Che ne dici? Una svolta fondamentale per la tua vita!

Prova a porti queste semplici domande, una introspezione diretta per fare il punto della situazione del percorso fino a qui intrapreso:

  • A cosa penso
  • Quali percezioni ho
  • Quali emozioni provo
  • Come sto agendo
  • Osservazione di sé, ascoltarsi
  • Contestualizzare l’ambiente

COME RICONOSCIAMO NOI STESSI?

Molto spesso ci capita di cambiare idea, di comportarci in maniera azzardata, da prepotenti oppure da lassisti…

Noi stessi ci stupiamo delle nostre azioni o delle nostre parole, scaturite di getto da chissà quale bocca, eppure è la nostra, dunque la domanda sorge spontanea: ma noi, ci conosciamo veramente? Potremmo asserire al di là di ogni ragionevole dubbio, che tutte le reazioni che quotidianamente abbiamo sono dettare dalla ragione e non da un istinto che prende piede in quel preciso istante? Incontrollato e incontrollabile?

Se rispondiamo sinceramente a questi quesiti e ci stiamo anche solo per un attimo a riflettere, scopriamo che in realtà, la maggior parte delle volte, soprattutto in una discussione, il discorso prende una piega inaspettata… le parole ci sfuggono provocatorie e dannose e la situazione finisce inesorabilmente per peggiorare.

Conoscere dunque le nostre reali necessità e le dinamiche sottese agli eventi che viviamo, può diventare un valido aiuto per migliorare la vita di tutti i giorni.

Molti sostengono che la consapevolezza di sé implichi una maturità individuale e abbiamo appena compreso come sia di fondamentale importanza, per evitare tutta una serie di problemi.

Se è vero che le basi dell’autocoscienza si gettano fin dall’infanzia, correggere atteggiamenti e comportamenti erronei e controproducenti che si manifestano nei primi anni di vita, diventa imprescindibile!

Una maggiore consapevolezza prevede:

  • Capacità decisionali mirate e senza spreco di tempo, so cosa voglio
  • Faccio riferimento a uno schema interno costruito nel tempo e reso efficace sul campo, attraverso prove e riuscite
  • Scelte con informazioni filtrate, libere e consapevoli
  • Crescita del senso di autoefficacia
  • Stimoli esterni valutati e ragionati sul patrimonio interno

Possono esistere vari tipi di consapevolezza:

  • Consapevolezza riferita alle sensazioni
  • Ai sentimenti
  • Ai pensieri
  • Al linguaggio
  • Ai comportamenti

Per comprendere veramente chi siamo, dobbiamo scartare l’ipotesi di configurarci con i nostri pensieri: noi non siamo ciò che pensiamo, noi dobbiamo allontanarci da ciò che blocca e mette in pericolo la nostra vera natura!

Noi non siamo il personaggio che pirandellianamente abbiamo costruito per far fronte alla società che ci circonda… dobbiamo gettare la maschera, tornare alle origini, ritrovare il nostro vero io e da lì ricostruire quell’identità smarrita, distrutta e castigata per poter essere accettati dagli altri! Per diventare così “Uno, nessuno, centomila”, per diventare chi neppure noi sappiamo più, perché a forza di lasciarci condizionare, abbiamo perso il senso di chi siamo, di chi veramente vogliamo essere e di ciò che vogliamo ottenere…

Come agire dunque???

Gettiamo via la maschera del burattino che interpretiamo; riprendiamo in mano la nostra vita; stupiremo tutti e ci crederanno matti? E chi se ne frega! Abbiamo pagato un prezzo troppo alto per distruggere noi stessi, adesso riprendiamo le redini della nostra esistenza e… raggiungiamo gli obiettivi che abbiamo trascurato fin troppo!

LABORATORIO NARRATIVO:

  • Ci sono stati momenti in cui ti sei sentito in imbarazzo durante una discussione? Per quale motivo?
  • Quale personaggio hai inscenato per sfuggire agli adempimenti della vita? Oppure fuggivi da te stesso… in favore di quale palcoscenico diretto da altri?
  • Annota sul tuo taccuino i pensieri e acquisisci consapevolezza! Ricordati di essere sincero, sei solo con te stesso e il tuo fedele amico di carta, scrivi e sfogati in tutta onestà.

(Riferimenti Bibliografici: Uno, nessuno, centomila. L. Pirandello)

E così come ci siamo posti alcune domande che maieuticamente ci sono servite per procedere verso la consapevolezza di sé, adesso dobbiamo ancora fare alcuni passi avanti per completare una prima parte di percorso… e chiederci dunque, imprescindibilmente per poter seguire la via corretta:

CONOSCIAMO I NOSTRI BISOGNI?

La soddisfazione dei bisogni, la capacità di riconoscerli e impegnarsi affinché siano gratificanti, portano l’individuo a percepire se stesso come una persona in grado di affrontare ostacoli e sfide poste dal mondo interno ed esterno.

Ma cosa significa la parola “BISOGNO” e in che modo possiamo rendercela amica, al fine di poter soddisfare le nostre esigenze?

Necessità di procurarsi ciò che manca per raggiungere un fine determinato, oppure ciò che è ritenuto utile per il conseguimento di uno stato di benessere materiale o morale”.

Riflettiamo: percepirsi come soggetto che non è in grado di soddisfare i propri bisogni e quindi trovare elementi che possano aiutarci a raggiungere il tanto agognato benessere plurimo, ci fa sprofondare in uno stato di inadeguatezza. Pensiamo di non valere nulla, inseguiamo obiettivi che non vengono raggiunti o traguardi mai superati. Ci sentiamo incapaci, privi di possibilità e, nel peggiore dei casi, sprofondiamo in uno stato di depressione tale, da indurci ad abbandonare addirittura i consueti compiti della vita quotidiana, la depressione è venuta a bussare alla nostra porta.

Quale rimedio dunque poter adoperare per una rapida e immediata ripresa?

Innanzitutto la base di consapevolezza che dovremmo avere è fondamentale: riconoscere le nostre necessità ci apre la porta per raggiungerle.

Così come comprendere ciò che davvero ci dà fastidio, ci nuoce o peggio ancora, ci debilita.

Sembrerebbe una banalità, ma gran parte delle persone dichiara di non avere le idee ben chiare sui propri bisogni. Spesso è importante capire come le spinte provenienti dall’esterno possono incidere sui reali desideri che nutriamo, e come si differenziano invece, dalle necessità interiori e personali. Molti inoltre ammettono di lasciarsi condizionare dalla paura di non essere accettati e dunque troppe volte si adeguano alle aspettative altrui anziché soddisfare le proprie necessità, che vengono così ignorate creando frustrazione.

Noi sappiamo veramente, nel profondo, cosa ci fa stare bene?

Maslow, psicologo americano, aveva ideato la famosa “piramide” per individuare i bisogni indispensabili al percorso di evoluzione personale. Attraverso le indicazioni dei livelli espressi nella piramide, ciascuno può seguire una traccia di come prendersi cura di sé in maniera specifica e mirata.

La piramide di Maslow

Scopri come la soddisfazione dei bisogni più elementari sia la condizione fondamentale per lasciar emergere quelli di ordine superiore: punta all’autorealizzazione.

Porsi delle domande dirette a cui rispondere in modo sincero e riflessivo, ci aiuta a risolvere gran parte dei problemi, perché, come abbiamo già affermato in più sezioni, essere consapevoli di ciò che davvero ci serve, è fondamentale per poterlo ottenere.

  • Come ci sentiamo in una determinata situazione?
  • E con una persona con cui abbiamo contatti ravvicinati?
  • Ci mette a disagio? O ci dona sicurezza e serenità?
  • Quando ci poniamo in ascolto di noi stessi, momento cruciale di informazioni personali, percepiamo chiaramente malessere o relax, oppure facciamo difficoltà a cogliere le emozioni?
  • Quando svolgiamo una determinata mansione, ci fa sentire bene oppure ci annoia e scoraggia?
  • Dovessimo scrivere dieci necessità impellenti, ci saltano subito alla mente o abbiamo difficoltà nel reperirle?

(Riferimenti Bibliografici: A. Maslow, La piramide di Maslow, editore a scelta.)

“ Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato”. LAO TZU

Gli ARCHETIPI come modelli ancestrali per riconoscerci

Sappiamo bene che la crescita individuale implica alcune stagnazioni, si procede per step e non è possibile ottenere tutto e subito! Questo aspetto è di rilevante importanza e va tenuto presente nella misura in cui, bruciamo le cosiddette trappe per arrivare frettolosamente a raggiungere quel determinato traguardo, purtroppo il tempo contiene metaforici significati…

Esistono dentro di noi, quale luogo privilegiato di un inestimabile sapere, alcuni tratti della nostra personalità che scoperti e incoraggiati, ci aiutano a condurre determinate scelte, fondamentali per la nostra vita.

Gli archetipi (e qui ti invito ad approfondire le loro dinamiche attraverso gli approfondimenti situati nell’area apposita del nostro sito) ci consentono, conoscendoli, di spingerci oltre la soglia del conosciuto fine a se stesso e di comprendere che, non è tanto importante ciò che viviamo, ma l’interpretazione che ne diamo. I pensieri, ad esempio, spesso, nascono neutri; ma è il significato che gli attribuiamo, che ne cambia il valore in positivo o in negativo. Sapere quale parte di noi, quale caratteristica, quale emozione o sentimento, equilibrio o dramma mettiamo in campo in quella specifica situazione, ci aiuta ad analizzare le nostre reazioni e quindi a modularle nel migliore dei modi. Si chiama esperienza, si può chiamare archetipo!

Quale archetipo lasciar affiorare, quale utilizzare come strumento di crescita, ce lo potrà raccontare solo la nostra storia, ma ciò che possiamo imparare noi, è come manovrare l’intera situazione a nostro vantaggio. Gli archetipi tratti innati, espressione di caratteristiche intrinseche, inconsci per certi aspetti, lampanti per certi altri.

Ti presento alcuni esempi così potrai meglio comprendere come applicare le righe che hai appena letto. Prendere in considerazione alcuni comportamenti, può diventare uno spunto per conoscere, come modalità che agiamo nella vita e nelle relazioni interpersonali e affettive, siano legate a convinzioni mutuate anche dai miti archetipici, e poi interiorizzate.

Le figure archetipiche incarnate ad esempio in Atena, figlia di Zeus e di Meti, dea della conoscenza e della saggezza, rappresentano tutto ciò che, in questo caso, veniva realizzato con l’ingegno e l’uso critico del pensiero; era anche una guerriera e come tale, vicina al mondo del “guerriero” nella psicologia di Jung.

Se ci riconosciamo in queste figure, se siamo rappresentati da uno spirito combattivo, resiliente, che non si ferma davanti a un ostacolo, ma persevera ottenendo a tutti i costi i risultati desiderati, allora probabilmente, incarneremo dentro di noi la tipologia di quell’archetipo.

Questo ci interessa tanto per cominciare, per comprendere le potenzialità che possiamo efficacemente utilizzare, ma anche e soprattutto, per tenere sotto controllo quei lati di noi che invece potrebbero diventare auto-sabotanti e che corrispondono al cosiddetto lato ombra (di cui ti invito ad approfondire le relazioni nel nostro sito, sezione dedicata).

Se so infatti, che potrei essere aggressivo, prevaricatore, ossessivo oppure competitivo fino allo strenuo delle forze, cercherei di canalizzare tutta questa energia in eccesso, per combattere verso il raggiungimento dei miei ideali.

Ecco, da qui può iniziare il vostro percorso: miti, favole, archetipi, non rappresentano altro, che metafore dei vari aspetti che ci appartengono e dei possibili disagi che possiamo trovarci ad affrontare nel corso dell’esistenza, o modelli ed esempi interessanti e calibrati, di soluzioni a tali conflitti.
Osservare le figure mitologiche e archetipiche come modelli che evidenziano alcuni aspetti della personalità e del comportamento femminile e maschile, agevola una comprensione ed un riconoscimento critico e consapevole di alcuni nostri schemi di pensiero che può aiutare a ridisegnare la nostra esistenza, in maniera più idonea a rispondere a certi bisogni che ogni tanto la vita, ci chiama a soddisfare.

“Esiste, dentro di noi, un intero pantheon di antiche divinità, incarnazioni di pulsioni primordiali che vivono tutt’ora nella nostra anima”
Giuseppe Conte

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