Psicologia del colore marrone

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questo tipo di personalità può risultare incline sia a momenti di grande vitalità ed estroversione, come di attimi prolungati di passività e apatia
psicologia del colore marrone
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Il colore marrone

La psicologia del colore marrone e le emozioni ad esso correlate

Forse non tutti sanno che, anche i colori, così come i molteplici aspetti dell’esistenza, presentano caratteristiche positive e negative, quasi a sottolineare che ogni medaglia ha sempre un suo rovescio…

Caratteristiche

Come caratteristica positiva del colore marrone troviamo: una sorta di contraddizione, in quanto questo tipo di personalità può risultare incline sia a momenti di grande vitalità ed estroversione, come di attimi prolungati nel tempo in cui prevale passività e apatia. Poiché nasce dalla combinazione di tutti e tre i colori primari, si spiega anche il motivo di questa costante ambivalenza. È un colore associato alla terra, e come tale ai beni materiali e terreni. Di conseguenza prevarrà un approccio materialistico e razionale alle situazioni; anche il rapporto con il proprio corpo è positivo.

Per converso, le caratteristiche negative della personalità che rifiuta questo colore, riguardano: non stare bene con se stessi e rifiutare alcune parti di sé ritenute “brutte” o poco presentabili. Fanno parte di queste patologie, tutte le dismorfofobie, ovvero considerare alcuni aspetti fisici come inaccettabili, es. il naso grosso, oppure il doppio mento, oppure vedersi grassi. Generalmente dunque si tratta di una persona insoddisfatta della propria vita. Poiché la scelta del colore implica una relazione on i piaceri terreni, il rifiuto potrebbe essere legato a un eccesso di spiritualismo, nel senso meno positivo del termine.

Tra i consigli che gli esperti forniscono in questi casi, anche se si ricorda che non è mai opportuno generalizzare, c’è quello di prestare attenzione a tutti quegli squilibri che potrebbero compromettere il corretto andamento quotidiano della nostra esistenza, rispetto a emozioni, lavoro e socialità.

Emozioni

Per quanto concerne invece il mondo delle emozioni, il colore marrone è per convenzione associato alla positività d’animo, nella misura in cui non si superino i limiti di cui abbiamo appena fatto cenno.

Alcune curiosità storiche legate al mondo del colore marrone

Se è vero che il marrone è sempre esistito, c’è da dire che fino al rinascimento svolgeva solo una funzione di supporto agli altri colori e, in generale, non godeva di grande considerazione. Nel medioevo e fino al 1400, un marrone valeva l’altro: nessuno si preoccupava di quanto intense e brillanti fossero le sfumature.

Nel Rinascimento il marrone diventa davvero importante quando gli artisti cominciano a dedicarsi alla luce: da un’illuminazione diffusa e idealizzata, si passa, nelle tele e negli affreschi, al volere rendere il realistico contrasto tra chiaro e scuro, con scene messe in risalto da fasci di luce direzionati e da volumi che si percepiscono proprio grazie al passaggio sfumato dall’ombra al primo piano illuminato.

Fu la luce e fu l’ombra: si abbandonò l’oro per illuminare e divenne indispensabile cercare la giusta profondità nelle tenebre. Già lo si nota nei ritratti di Antonello da Messina e nei volumi del Mantegna, si afferma con Leonardo da Vinci e, infine, il marrone diventa predominante nella pittura del 1600 e del 1700, grazie all’uso che ne fa Caravaggio prima e i caravaggisti poi, ma anche Rubens, Rembrandt e un po’ tutta la pittura fiamminga. Van Dyck ha addirittura dato il suo nome ad un marrone-nerastro, detto anche terra di Cassel, che si ottiene dalla lignite.

Snobbato dagli impressionisti, che preferiscono i colori puri, il marrone conserva il suo fascino ombroso presso gli espressionisti e i primitivisti. Il Primitivismo non fu un vero e proprio movimento, ma una tendenza trasversale comune a molti artisti di diversa estrazione, che esprimevano una nuova libertà espressiva, alla ricerca di quella scintilla primordiale e vergine, non ancora canonizzata, che si trova nell’arte primitiva o anche in quella infantile. Va da sé che l’intento rimanga in parte inespresso, proprio perché frutto di un esercizio intellettuale che, alla fin fine, non ha niente di primitivo, ma, a differenza dell’impressionismo, circoscrivibile in un determinato tempo (e anche spazio), il primitivismo non smette di fiorire in luoghi e tempi diversi, facendo la fortuna delle tinte “naturali”, dei colori del legno e della terra, ma anche della pelle umana.

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