Resilienza, una delle tante parole uscite da chissà quale vocabolario, chissà quale termine psicologico o psichiatrico, chissà quale voce del cuore o della mente la guida o la denota… ma soprattutto, sempre più spesso, veniamo travolti nel nostro quotidiano, da nomi che vanno “di moda” che improvvisamente ricoprono le cronache, le fitte righe dei giornali, le voci vocianti e chiacchierate dello studioso di turno, che sbraita su social o tv, di quanto sia importante conoscere certe vie di benessere, per fuggire da tanto temuti conflitti, disagi, ansie e simili sgradevoli compagni di viaggio…
Già, il viaggio, quello per cui vale la strada che si è intrapresa per intraprenderlo, più che raggiungere la meta stessa…proprio quel viaggio, che a seconda dei bagagli che ci portiamo dietro, può diventare più o meno leggero, più o meno scivoloso, leggiadro, unico, oppure opprimente, cupo, svantaggioso…
E allora andiamo a conoscerle quelle parole, quei dictat che ci promettono grandi risultati, ci promettono negli slogan ambigui di silenzi spezzati, come raggiungere quel traguardo, nel miglior modo possibile.
Oggi ci raccontiamo (e dico raccontiamo perché come sapete i nostri post non sono mai a senso unico, ma interattivi) la parola resilienza, ne comprendiamo le origini, l’etimologia, perché come già sappiamo, nasconde grandi segreti di utilità non solo semantica, ma anche pratica, e cerchiamo di farcela amica, di parlarle e farci narrare (perché la vita, ogni vita, è prima di tutto narrazione…) come questa ipotetica compagna di viaggio, possa renderci i sentieri meno spinosi e le giornate meno faticose, meno stanche di azioni e pensieri dannosi.
By definition, la RESILIENZA significa, come riporta l’enciclopedia Treccani:
In psicologia: la capacità di reagire a traumi e difficoltà, recuperando l’equilibrio psicologico, attraverso la mobilitazione delle risorse interiori e la riorganizzazione in chiave positiva della struttura della personalità.
Ecco un modo intelligente, per sfruttare un ostacolo e trasformarlo in vantaggio. Infatti, imparando come arginare la situazione, noi potremo, in base all’esperienza, utilizzare lo stesso modus operandi che ci ha condotto fuori dal tunnel in quell’occasione pregressa! Mi spiego meglio: se ho imparato che, continuare con un dato comportamento, non solo nuoce a me, ma anche a chi mi sta intorno e per questo, mi trovo sempre più spesso da solo, allora cercherò, sulla base di quanto appreso, di modificare il mio modo di pormi, così tutti ne trarranno beneficio!
Ma attenzione!!!
Io non devo fare nulla perché un agente esterno, cioè gli altri, me lo chiedono…io non devo mai snaturare me stesso solo perché a qualcuno non va bene come sono! Però, se noto che i miei atteggiamenti, sono OGGETTIVAMENTE scorretti, allora sarà un bene tentare di cambiarli. Questo innanzitutto per me: è fondamentale AMMETTERE i nostri errori per poter da questi imparare e dunque evolverci.
Ricordate:
Le paludi insabbiano, immobilizzano, cristallizzano e così bloccano un possibile e importante sviluppo verso livelli superiori di crescita.
Non solo. Leggete un’altra definizione utile a conoscere il termine, in ulteriori specificità:
1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità.
2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale.
Osserviamo insieme le parole chiave che emergono dal testo:
innanzitutto resistenza. In molti si domandano la differenza tra resistenza e resilienza. La resistenza concerne un semplice modo per non lasciarsi sopraffare dagli eventi; implica un certo sforzo e sicuramente un vantaggio che risulta solo apparente per l’individuo che lo processa. Infatti, si resiste finché la tempesta non cessa di scuoterci, ma una volta passata, non resta nulla! Non si apprende nulla, non cambia nulla! Semplicemente abbiamo resistito, non ci siamo lasciati sopraffare, siamo usciti forse, indenni dal caos. Ma un valore aggiunto non l’abbiamo assimilato. Invece nella resilienza, si impara proprio a fare tesoro dell’esperienza, che non sarà mai vana, ma momento fondamentale per utilizzare al meglio le risorse messe in campo per affrontare l’evento pericoloso. Si esce così sempre vincenti: ho superato l’ostacolo, adesso so come superarlo anche successivamente se mi ricapitasse.
Comprendete la differenza? In un caso, è fine a se stessa; nell’altro si impara una lezione di vita.
Il terzo punto della nostra preziosa definizione (vi invito sempre a leggere con estrema attenzione le definizioni, come fonte preziosa per attingere informazioni non solo utili, ma interessanti come punto di svolta per trovare soluzioni…) si avvicina curiosamente, al concetto giapponese di Kintsugi, ovvero: se noi consideriamo le nostre ferite come spaccature che possono rompersi o creparsi, a causa di eventi di vita dolorosi, tragici, abbandoni o desideri distrutti, abbiamo la possibilità di incollare i lembi sfilacciati ed evolverci, librarci verso uno stato trasformato di crescita interiore: ciò che era negativo, diventa prezioso, originale e irripetibile!
Così come i cocci negli oggetti vengono ricostruiti e rimodellati attraverso una copertura particolare che li mette in risalto, color oro, così noi saremo in grado di sfoggiare le cicatrici della nostra anima, per abbellire la cornice della nostra evoluzione personale.
La filosofia giapponese, di cui tratteremo spesso all’interno dei nostri articoli, come potente maestra di vita e di guida interiore, ci offre spunti di riflessione interessanti, su come applicare la resilienza in accordo con la capacità di essere migliore, lasciando da parte l’apparenza e cogliendo invece le “distorsioni dell’esistenza” come punti di ripartenza:
- non avvilirsi di fronte alle sfide della vita;
- regalarci una seconda possibilità;
- sfruttare le crisi come momenti di crescita;
- trasformare gli ostacoli in vantaggi e gli errori in trampolini di lancio;
- sviluppare compassione e gratitudine per noi e il prossimo;
- imparare ad affrontare gli eventi in maniera creativa ed efficace;
- cominciare a implementare difetti e imperfezioni nella quotidianità;
- assorbire gli urti e sviluppare emozioni positive e cariche di fiducia;
- comprendere come le cicatrici dell’anima, possano nascondere ferite ora riparate, utili strumenti per diventare persone resilienti verso nuove esperienze.
Come potete ben notare, fedeli amici, la parola resilienza, ben si accompagna al valore artistico di altre tecniche che qui si snodano, per offrirvi più possibilità di scelta. In questo modo, voi potrete utilizzare la metodologia più consona al raggiungimento del vostro benessere interiore.
Resilienza dunque come Kintsugi, ma anche come Alchimia, come trasmutazione di idee, situazioni, esperienze, valori aggiunti.
Alchimia per trasformare una situazione negativa a nostro vantaggio. Ma come fare? Come mettere in pratica gli antichi precetti di uomini d’altri tempi, saggi e maestri di serenità?
L’alchimia, nell’ambito di una strategia di benessere, può essere vista come una metafora o un modello simbolico per affrontare ostacoli, pensieri negativi, difficoltà emotive e conflitti interiori. L’idea è quella di trasformare il piombo della nostra vita in oro, simboleggiando la trasformazione interiore e la crescita personale. Ecco alcune pratiche che potrete provare ad applicare, nella vostra quotidianità:
- Per migliorare la Conoscenza di sé, cominciate a Lavorare sulle Ombre. Nell’alchimia, l’ombra rappresenta gli aspetti nascosti o negati di noi stessi. Identificare e accettare questi aspetti è il primo passo verso la trasformazione. Attraverso la riflessione e la consapevolezza, si può iniziare a comprendere e integrare le parti oscure della propria psiche, che possono rivelarsi anche come buoni alleati per superare sfide o problem solving.
- Distillazione: Analisi e Riflessione. La distillazione in alchimia rappresenta la separazione delle impurità. Per noi, questo potrebbe tradursi in pratiche come la riflessione critica, la meditazione o la scrittura creativa, per separare pensieri distorti o negativi, dalla realtà. Tecniche come lo scrapbooking, tenere un diario o l’autobiografia meditata (di cui ci occuperemo nei laboratori dedicati che ti invito a “frequentare” per imparare in modo pragmatico e interessante) sono davvero efficaci per cominciare un percorso di sblocco emotivo.
- Coagulazione: Integrazione. Dopo la distillazione, l’elemento chiave è l’integrazione delle parti purificate. In growth mindset questo può significare lavorare sulla connessione tra la mente e il corpo, incorporando pratiche come la mindfulness, l’arte terapia o il pilates.
- Coniunctio: Armonizzazione delle Contraddizioni. La coniunctio in alchimia rappresenta l’unione degli opposti. Nella pratica terapeutica, ciò può tradursi nell’accettazione e nell’integrazione degli aspetti contrastanti della personalità, permettendo una maggiore coerenza ed equilibrio emotivo.
- Magnum Opus: Scopo di Vita e Realizzazione Personale. L’obiettivo finale dell’alchimia è il Magnum Opus, il “lavoro magnifico”. In termini terapeutici, questo potrebbe tradursi nella scoperta del proprio scopo di vita, il raggiungimento della realizzazione personale e il vivere in modo significativo.
- La mission e la vision personali sono aspetti senza i quali è imprescindibile trovare la via per gratificarci ed essere soddisfatti del lavoro che svolgiamo. Dobbiamo prima di tutto diventare coerenti con ciò che ci piace, ci entusiasma e ci fa stare bene con noi stessi! Senza la passione, siamo spenti, amorfi e inetti.
- Pratica Rituale: Gestire le Emozioni attraverso Rituali. Creare rituali personali può aiutare a gestire le emozioni e a dare un senso di controllo. Questi rituali possono variare da pratiche di meditazione quotidiane, a semplici hobby o passeggiate salutari nella natura.
Come sempre è importante sottolineare, alcune pratiche terapeutiche richiedono un approccio individuale e personalizzato, poiché ogni persona è unica. La guida di un professionista esperto nel campo della psicologia o della terapia può essere cruciale, per assistere e supportare il processo di trasformazione interiore.
Pensate forse che sia finita qui? Ma assolutamente noooooo!!!
Possiamo scoprire ancora molti significati nascosti e relativi toccasana esperienziali, da attribuire a questa complessa parola.
Un modo significativo quanto diverso, concerne identificare e lavorare con simboli personali, metodo potente per esplorare e superare problemi emotivi.
Il simbolismo infatti, offre un linguaggio visivo e intuitivo che può favorire la comprensione profonda di se stessi, oltre che un ulteriore elemento per studiare le dinamiche legate ad aspetti di noi che ancora non conosciamo, ma che potrebbero diventare elementi significativi per indagare e stimolare risorse e talenti rimasti sopiti.
Andiamo dunque a conoscere i simboli che di solito si associano al significato di Resilienza, sia per conoscerla meglio, sia per poter sfruttare in maniera più efficace i consigli che si possono astrarre dalle associazioni (un po’ stile freudiano…).
- Lupo: animale associato alla forza interiore e alla determinazione, è perfetto per incarnare l’ideale della tenacia nel perseverare sulla strada intrapresa.
- Fenice: risollevarsi dalle ceneri, rinascere dopo una brutta caduta, o semplicemente rinnovarsi, dimostrando il coraggio di chi vogliamo veramente essere, appartengono a segni ben identificabili nel metodo resilienze di risposta a un evento negativo.
- Fiore di loto: questo fiore, pur rimanendo immerso nel fango, non perde la sua originaria bellezza; non solo, sfrutta una situazione critica, per creare un elemento di crescita. Viene considerato dunque, un ottimo modello per superare le avversità, imparando dall’esperienza.
- Quercia: essendo l’albero della forza e della perseveranza, beh… direi che non servano ulteriori dettagli.
E per rimanere in terra d’Oriente, ecco il bonsai che simboleggia la continua evoluzione delle vita, il corso del destino e il superamento delle difficoltà per coltivare i nostri talenti e renderli fruttuosi.
E voi? Avete il vostro simbolo resiliente da raccontarci? Perché l’elenco potrebbe continuare…
Ma cari amici, il nostro viaggio sul mondo della self awareness non finisce qui! Infatti, per comprendere meglio come proseguire verso gli step successivi, dobbiamo prendere in considerazione, alcuni sinonimi che ben specificano, il concetto. La resilienza può essere paragonata anche a una forza intrinseca, caratteristica degli individui con una certa personalità, adatta a superare gli eventi in maniera proattiva e prendendo le situazioni di petto, senza mai voltarsi indietro, lasciando il passato al suo posto e procedendo rapidamente per agguantare i nuovo obiettivi, che già intravedono nitidamente sul loro orizzonte!
E come si fa a gettarsi tutto alle spalle? Sicuramente una buona alleata è la flessibilità, altra caratteristica da tenere d’occhio per diventare davvero i protagonisti del nostro destino. Riuscire a carpire ciò che ci ha fatto male, rielaborarlo e fare tesoro delle esperienze, è un ottimo strumento per procedere step by step sul nostro percorso di crescita. Per la serie, mi piego ma non mi spezzo! Inoltre, per citare ancora un esempio utile di come un sinonimo possa aiutarci a completare un problem solving intrapreso, vi voglio inserire la parola: adattabilità, anche se l’adattamento si riferisce a un concetto davvero poliedrico e ambiguo. Adattarsi non è sempre positivo: cerchiamo di chiarire i dubbi in merito.
Se adattarsi, implica una sorta di adeguamento alle circostanze che inevitabilmente la vita ci propone, allora potrebbe essere un buon metodo di indagine nei confronti di noi stessi; ma se questo implica un adagiarsi verso comportamenti decisi da altri, allora va da sé che non funziona, anzi! Diventa dannoso…
E qui la domanda maieutica è d’obbligo…
- perché potrebbe essere dannoso adeguarsi?
- sai fornire degli esempi in cui ti sei trovato in difficoltà a non adeguarti?
- le persone ti giudicano estremista, che non scendi a patti?
- perché è fondamentale capire la differenza tra essere fragili o oppositivi?
VIRTUAL IMAGO: laboratorio di AWARNESS MANAGEMENT
Le crepe fanno parte della vita: un vaso rotto, un amore spezzato, un sogno in frantumi. Ci hai mai fatto caso che ogni volta che parliamo di qualcosa andato storto, lo associamo a una rottura?
Rompersi, creparsi, spaccarsi, parole negative. Ma anche: aprirsi al nuovo, un cielo che si squarcia e dalle nuvole appare il sereno, la fenditura nella grotta da cui appare la luce, filtra il raggio che illumina la notte e il buio si dissolve.
Allora sfruttiamo il potenziale del Kintsugi: armati di colla, forbici, vecchi giornali e colorate riviste. Prendi un quaderno, meglio se spesso e articolato e dai vita ai tuoi ritagli, alle tue forme spezzettate e incollate, dai vita al lato inespresso dentro di te, che sa creare e aggiustare, “incollare” le parti rotte e donare loro un nuovo significato (visita sul nostro sito la sezione dedicata allo scrap-journaling); perché non abbiamo forse imparato che ciò che sembra perduto (rotto appunto) si ricuce attraverso una capacità di reagire alle storture dell’esistenza, a uscire dalle avversità ancora più forti, e mentre “spezziamo” le abitudini negative, rifioriamo come il fiore di loto dal fango, per rinascere dalle cicatrici esperienziali.