Appena guardiamo il mondo che ci circonda, crediamo che sia estraneo, che viva fuori di noi, senza legame alcuno con ciò che ci appartiene…
Tante volte, soprattutto durante gli ultimi anni in cui svolgo un lavoro di “cura” dell’anima con le persone, mi è capitato di porre domande chiave sulle emozioni, o semplicemente su come stanno le persone con se stesse, se sono felici di essere le loro migliori amiche, se stanno bene quando si relazionano con il proprio Io, oppure se non si ascoltano, non si considerano, non credono di esistere per sé, in sé, con sé.
E sapete cosa ho scoperto, mio malgrado e con grande sgomento?
Che le persone non abbiano minimamente idea, non solo di possedere dentro di sé una coscienza superiore che può venire in aiuto in moltissime occasioni e per moltissimi problemi, ma neppure di quanto la loro energia possa incidere sull’ambiente circostante.
La realtà che ci circonda, infatti, è molto diversa da quella che ci aspettiamo di vedere, è sottile, a strati e molto spesso, diversa da quella che ci sembra. Ci sono infinite modalità di fruizione, varie possibilità di interpretazione di quel mondo esterno, che potrebbe apparire “diversificato” da quello che guardiamo.
Mi spiego meglio.
Quando affrontiamo una sfida, quando all’apparenza gli altri ci ostacolano, o reagiscono male a una nostra idea rivoluzionaria, non comprendiamo che non ci serve nulla di quello che esiste là fuori: ci lasciamo condizionare da persone ed eventi che non appartengono al nostro vero Io, sono parametri di confine, di accoglienza o meno, di confronto o meno, ci aiutano a identificare le nostre capacità di superare da soli gli ostacoli della vita. Perché signori cari, è soltanto da soli che potremo conquistare la libertà di viverci, di vivere noi stessi nel miglior modo possibile, in quel modo logico, corretto e soprattutto opportuno, di crearci un varco oltre il quale, la conquista del valore aggiunto, è arrivata.
Perché attenzione! La conquista, la vittoria, non concerne un modello materiale di sviluppo, ma soltanto valoriale rispetto a noi stessi. Il traguardo è la serenità, l’equilibrio, stare in sintonia con la nostra vera essenza, non la macchina nuova, il fidanzato benestante o un gioiello di lusso.
Curiosità sul mondo dei colori? Scopri la sezione dedicata: “La psicologia dei colori”
Sarà retorica, ma quanti sono gli individui ricchi e famosi che non sapendo gestire se stessi, finiscono nel baratro depressivo? Troppi.
A testimonianza di cosa?
Che la realtà esterna risponde alla modulazione interna, di come lo specchio dell’anima riflette la bontà interiore sul resto del mondo… la virtù, come la definivano gli antichi filosofi greci, quella competenza nel fare e nell’agire che costruisce un pilastro esistenziale degno di durare nel tempo. E sai qual è?
L’amore e il rispetto verso se stessi. Se esiste questo, se riusciamo a manifestarlo fuori e dentro di noi, se lo accogliamo come stile di vita, eliminiamo automaticamente: i soprusi, le relazioni tossiche, le violenze fisiche e verbali, le contratture amorose e le amicizie disfunzionali, la scarsa autostima e la sfiducia in sé.
Potrei proseguire, la lista è immensa, ma ciò che veramente conta è che nel viaggio verso la meta, ciascuno di noi conosca se stesso, filtri la realtà attraverso altri livelli e concetti. In che modo? Un aiuto efficace comincia sempre dal nostro caro “nosce te ispum” ( e per questo ti rimando ai post dedicato sull’Oracolo di Delfi) dove un posto d’onore viene occupato dall’Archetipo che più ci appartiene e può, lui solo, raccontare tante storie su di noi…
Storie ancestrali, antiche quanto l’Universo, che risalgono a quando cominciavamo a fare i primi passi sul pianeta Terra. Caratteristiche innate e create, ambientali e subite, che hanno formato l’uomo o la donna che siamo oggi.
Il mito dell’eroe, non è soltanto un modus vivendi, ma deve diventare un modus operandi, nei tortuosi sentieri che la vita ci propone. Spesso pensiamo di essere soli, perché fisicamente, nessuno ci accompagna. Deliberatamente escludiamo erroneamente, quel mondo interiore che rappresenta invece la nostra ricchezza.
Se credi di avere l’Archetipo dell’eroe dentro di te, affronta le tue battaglie imparando la lezione che ti arricchisce, non quella vissuta come un eterno tormento, o una punizione divina. Vivi come Ulisse, che vedeva nel viaggio una metafora del cammino privilegiato verso la sua fortuna; o come Ettore, che ha combattuto fino alla fine per una giusta causa e l’ha vinta, almeno con se stesso, non rinunciando a credere nei propri ideali, nonostante la funesta sventura incombesse ormai inesorabile; o come Patroclo, che pur essendo sconfitto, è morto felice di averci almeno provato!
Sono simboli evidenti caro amico, di crescita personale, sono spunti per raggiungere gli elevati criteri di una evoluzione che non si ferma davanti alla tristezza, ma anzi, accetta stati d’animo negativi, come episodi necessari per procedere attivamente, tappe fondamentali e arricchenti, di una marcia continua e irrefrenabile dove il trofeo, alla fine, sei tu.